mercoledì 28 gennaio 2009

Addio a Mino Reitano

E' morto stanotte nella sua casa di Agrate Brianza, Mino Reitano.
Era malato da molto tempo e un anno e mezzo fa era stato sottoposto ad un intervento chirurgico. Ci lascia a 64 anni.
Lo ricordiamo col testo di una delle sue canzoni più famose, Italia:


Era tanto che volevo
Col mio canto dire a te
Grazie a un vecchio pensiero
Grazie al mio paese che
Quest'Italia che respira
Sempre bella e c'è un perché
Questa gente le vuol bene
Questa gente è come me
Poi mi prende l'emozione
Per Firenze che sta là
Per Venezia che si muove
E l'eterna Roma è qua
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n'è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te
Un giardino dentro al mare
Contadina come me
Ride e canta e ballerina
Forse il sole è nato qui
Quest'Italia che profuma
Di oleandri e di perché
Anche quando si è un po' stanchi
Non ci si arrende per un se
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n'è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te
Non ci si arrende per un se
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n'è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te



martedì 27 gennaio 2009

Il giorno della memoria

Oggi 27 gennaio è il giorno della memoria.
Il 27 gennaio infatti è la data in cui sono stati abbattutti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz liberando i pochi ebrei sopravvissuti.
Molti sono gli eventi che in questa giornata ricordano l'olocausto e aiutano a riflettere sulla barbarie nazista.
Il presidente Napolitano incontrerà al Quirinale i rappresentanti dell'Ucei (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) in una cerimonia in cui verranno premiati gli studenti che hanno partecipato a un concorso nazionale sulla Shoah.
Alle 15 inizia a Montecitorio, nella sala della lupa, il convegno "Memoria: dalle testimonianze dirette al Museo della Shoah".
Al convegno parteciperanno molte personalità fra cui: il presidente della camera Gianfranco Fini, il sindaco di Roma Alemanno, Nicola Zingaretti, Walter Veltroni, Luca Zevi e altri.
Alle 18 al vittoriano viene presentato "il libro della shoah italiana".
I sindacati di Cisl e Uil hanno organizzato un viaggio ad Auschwitz per studenti lavoratori e pensionati, in tutto quasi 1200 persone.
Un altro treno della memoria è partito con 800 studenti da Firenze.
Anche i palinsesti televisivi si adattano per ricordare il giorno della memoria. Il programma di tutta la settimana e della settimana passata sono stati caratterizzati da ampi documentari e film in onore delle vittime della shoah. Tra le altre cose ricordiamo: alle 21 Diario di Anna Frank trasmesso da Sky Cinema 1, alle 21 e 10 il Pianista di Roman Polansky.
Sabato 24 era stata fatta la proiezione di Schlindler's List, sempre su rete 4 e nella notte raiuno aveva trasmesso Rosenstrasse.
La serata del 26 è stata caratterizzata dal film tv il processo di Norimberga su rete 4.
La 7 alle 14 oggi trasmette train de vie.
Arrivederci ragazzi verrà trasmesso su raiuno alle 3 e 10 di notte mercoledi 28 gennaio.
In ricordo delle vittime della Shoah cerchiamo di prenderci un minuto di silenzio e pensiamo a quanto accade intorno a noi oggi, perchè ricordare aiuta a capire e a non compiere più gli stessi errori.

lunedì 26 gennaio 2009

Novità a scuola! Pagelle online e assenze via sms

Due importanti novità sono state annunciate dal ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini. Ora il ministro Brunetta conferma i due provvedimenti: avvisare i genitori dell'assenza del figlio grazie ad un sms e pubblicare le pagelle dei ragazzi online.
Questo dovrebbe permettere di arginare il problema dei cosiddetti "filoni", "seghe", "saline", "bigiate", insomma marinare la scuola. Dall'anno prossimo la vita degli studenti che alzatisi la mattina decidessero di non recarsi a scuola è molto più difficile.
Ovviamente ci sono critiche da parte degli studenti e come aspettarsi il contrario?
Luca de Zolt, leader della rete degli studenti contesta con queste parole: "un'altra 'uscita' demagogica. Non mi sembra la principale preoccupazione delle scuole, che non hanno neppure i soldi per pagare le supplenze brevi, quella di comunicare via sms con le famiglie. E dove li trovano i soldi per mandare i messaggini?".
Anche le associazioni di genitori sollevano qualche dubbio, soprattutto per quel che riguarda i responsabili destinati ad inviare gli sms e per il fatto che questo servizio dovrebbe avere dei costi che non è chiaro su chi dovrebbero ricadere.
Ad ogni modo l'idea della coppia Brunetta, Gelmini, mi sembra buona. E come sempre ci sta sempre qualcuno che protesta, ma si sa, in fondo gli italiani sono un popolo di persone che vogliono avere l'ultima parola su tutto!



domenica 25 gennaio 2009

La lettera ddel presidente Lula a Napolitano

Nei giorni scorsi i rapporti tra Italia e Brasile sono stati un po' tesi a causa dello stato di rifugiato politico concesso dal Brasile al terrorista Cesare Battisti.
Battisti è stato condannato in contumacia all'ergastolo dallo stato italiano con sentenze passate in giudicato per quattro omicidi commessi nel 1978 e 1979.
Dopo essere stato arrestato riuscì a fuggire, prima in Francia ed ora in Brasile dove ha ottenuto lo status di rifugiato politico, questo nonostante l'Italia sia uno degli stati più garantisti che esistano.
Ne è seguito un dialogo fra alti esponenti itaiani e brasiliani, culminato in uno scambio di lettere tra i due presidente della repubblica Italiana e Brasiliana.
Ecco il testo della risposta del presidente Lula a Napolitano:

"Signor Presidente, Giorgio Napolitano,
Ho l'onore di rispondere alla lettera di Vostra Eccellenza, del 16 gennaio, riferita alla decisione dello Stato brasiliano di concedere lo status di rifugiato politico al cittadino italiano Cesare Battisti.

"Vorrei, in questa occasione, esprimere a Sua Eccellenza la piena considerazione del potere giudiziario italiano e dello Stato democratico di diritto vigente in questo paese, ed affermare la mia fiducia nel carattere democratico, umanista e legittimo dell'ordinamento giuridico italiano.


"Chiarisco a Sua Eccellenza che la concessione della condizione di rifugiato al signor Battisti è un atto di sovranità dello Stato brasiliano. La decisione è basata nella Costituzione brasiliana (articolo 4°, X) nella Convenzione del 1951 delle Nazioni Unite relativa allo Statuto dei Rifugiati e nella legislazione brasiliana (Legge 9.474/97). La concessione dell'asilo e le considerazioni che la accompagnano sono ristrette ad un processo concreto, essendo state emesse con fondamento in elementi e documenti di un procedimento specifico.

"Voglio, in questa occasione, manifestare a Sua Eccellenza la mia fiducia che i legami storici e culturali che uniscono il Brasile e l'Italia continueranno ad ispirare i nostri sforzi tesi ad approfondire le nostre solide relazioni bilaterali nei più diversi settori. (Luiz Iniacio Lula da Silva)
"


venerdì 23 gennaio 2009

La presentazione delle materie della maturità



Maria Stella Gelmini continua a diffondere grazie a YouTube notizie utili per i giovani.
Tempo fa avevamo parlato del video di presentazione del ministro apparso su YouTube circa un mese fa.
Da allora il ministro è apparsa più volte su YouTube: per presentare la sua posizione sul maestro unico, per illustrare il nuovo sistema di votazione numerica, per far conoscere le novità del prossimo anno scolastico.
Ora il ministro ritorna per presentare ufficialmente le materie della maturità di quest'anno.

Rubata la targa in memoria di Oriana Fallaci


E' stata rubata dal muro dell'antico palazzo dei Medici, oggi sede della provincia di Firenze, una targa in memoria di Oriana Fallaci.
La targa non era una lapide commemorativa, ma indicava solo il nome dato alla sala stampa della provincia, "Sala stampa Oriana Fallaci, giornalista".
Era un segno di affetto tardivo dato ad una delle più grandi giornaliste italiane da una città che le aveva negato il fiorino d'oro, la massima onoreficenza cittadina.
Troppo scomode le posizioni sostenute negli ultimi anni di vita da Oriana Fallaci a difesa dei valori della cultura europea. Aveva attaccato con decisione chiunque non si schierasse apertamente a difesa della nostra cultura, della nostra storia. Combatteva a suo modo, con le parole, una battaglia contro quei terroristi che le avevano colpito il cuore distruggendo le torri gemelle nella città in cui viveva da anni.
In quel periodo Oriana Fallaci era già malata e non si vedeva più in pubblico. Stava scrivendo un libro, che poi è diventato il suo ultimo libro, un cappello di ciliegie, che era il suo commiato da questa terra. Un ricordo delle sue origini, una saga familiare che ripercorre la storia dei membri della sua famiglia.
Quel mattino dell'11 settembre 2001 Oriana è stata scossa da un evento inimmaginabile. E ha alzato la testa, ha ripreso a scrivere, a far sentire la sua voce. Ha cominciato con un articolo sul corriere della sera lungo diverse pagine da cui è nato il primo di una serie di libri di condanna del mondo arabo, di una cultura che lei non capiva e che vedeva sempre più presente nelle nostre città. Quel libro era la rabbia e l'orgoglio.
Da quel giorno Oriana non ha fatto che lottare con tutte le sue forze, incurante della malattia che la stava rapidamente uccidendo, per scuotere gli animi delle persone della nostra Italia e in genere del mondo occidentale.
Queste sue posizioni le hanno creato non pochi nemici ed oggi uno di questi, incapace di capire il valore del suo infame gesto, ha rubato una pietra con su incise alcune parole, sicuro che questo gesto possa spegnere le parole di una donna coraggiosa ormai morta da tempo.

giovedì 22 gennaio 2009

Obama ripete il giuramento

Chi di voi ha assistito alla cerimonia di insediamento di Barack Obama avrà avuto modo di notare che durante il giuramento le parole dette dal neo presidente non sono state pronunciate correttamente.
Obama è stato tratto in inganno da un errore del giudice della corte suprema John Roberts che ha invertito l'ordine di alcune parole.
Le parole del giuramento avrebbero dovuto essere "... I will faithfully execute the office of presidente of the United States..." invece Roberts ha detto "... I will execute the office of president of the United States faithfully...".
Con la mano destra poggiata sulla bibbia di Abramo Lincoln, Barack Obama aveva iniziato a ripetere la frase errata, quando è stato bloccato dal giudice che si è accorto dell'errore.
Un sorriso imbarazzato da parte di Obama e poi il giuramento è stato completato con successo.
Oggi si viene a sapere però che il giuramento deve essere ripetuto in maniera perfetta, come previsto nella costituzione. Per precauzione quindi Barack Obama ha dovuto recitare nuovamente il giuramento, anche se questa volta lo ha fatto in forma privata.
Questa seconda volta, davanti a pochi intimi e a qualche giornalista, il giudice non ha avuto esitazioni e il giuramento è stato declamato correttamente.


La peste uccide i terroristi


Nei giorni scorsi l'NSA, National Security Agency, ha intercettato una comunicazione fra un campo di addestramento di terroristi AlQaedisti in Algeria e alcuni responsabili in Pakistan.
In base a quanto sentito dalle potenti antenne dell'NSA sembra che i terroristi del campo abbiano richiesto l'isolamento totale del campo perchè la peste sta uccidendo tutti.
E' possibile che si tratti di un esperimento fallito per utilizzare il virus della peste come arma non convenzionale?
I tentativi di Al Qaeda di dotarsi di armi non convenzionali sono sempre più frequenti. Gli stessi attacchi a base di Antrace di qualche anno fa ne sarebbero la prova.
Alcune ricerche elementari per l'utilizzo di armi non convenzionali erano state portate avanti in passato nel villaggio di Darunta in Afghanistan da Abu Khabab Al Masri, un seguace di Obama Bin Laden. Lo hanno scoperto gli americani rinvenendo alcuni video che filmavano gli esperimenti su animali. Fortuna che il chimico di Al Qaeda sia stato ucciso in un attacco missilistico del 2008.
Certo non è facile per Al Qaeda dotarsi di armi non convenzionali, ma è opinione degli esperti che il prossimo grande attacco della rete terrorista farà uso per quanto possibile di armi nuove.

mercoledì 21 gennaio 2009

Le prime parole del presidente Obama



Nel video potete vedere il discorso di Barack Obama, 44° presidente degli Stati Uniti d'America e primo afroamericano eletto a questa carica, nel giorno della sua elezione.
Ecco le sue parole:

"Concittadini, oggi sono qui di fronte a voi con umiltà di fronte all’incarico, grato per la fiducia che avete accordato, memore dei sacrifici sostenuti dai nostri antenati. Ringrazio il presidente Bush per il suo servizio alla nostra nazione, come anche per la generosità e la cooperazione che ha dimostrato durante questa transizione.

Sono quarantaquattro gli americani che hanno giurato come presidenti. Le parole sono state pronunciate nel corso di maree montanti di prosperità e in acque tranquille di pace. Ancora, il giuramento è stato pronunciato sotto un cielo denso di nuvole e tempeste furiose. In questi momenti, l’America va avanti non semplicemente per il livello o per la visione di coloro che ricoprono l’alto ufficio, ma perché noi, il popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati, e alla verità dei nostri documenti fondanti. Così è stato. Così deve essere con questa generazione di americani.

Che siamo nel mezzo della crisi ora è evidente. La nostra nazione è in guerra, contro una rete di vasta portata di violenza e odio. La nostra economia è duramente indebolita, in conseguenza dell’avidità e dell’irresponsabilità di alcuni, ma anche del nostro fallimento collettivo nel compiere scelte dure e preparare la nazione a una nuova era. Case sono andate perdute; posti di lavoro tagliati, attività chiuse. La nostra sanità è troppo costosa, le nostre scuole trascurano troppi; e ogni giorno aggiunge un’ulteriore prova del fatto che i modi in cui usiamo l’energia rafforzano i nostri avversari e minacciano il nostro pianeta.

Questi sono indicatori di crisi, soggetto di dati e di statistiche. Meno misurabile ma non meno profondo è l’inaridire della fiducia nella nostra terra: la fastidiosa paura che il declino dell’America sia inevitabile, e che la prossima generazione debba ridurre le proprie mire. Oggi vi dico che le sfide che affrontiamo sono reali. Sono serie e sono molte. Non saranno vinte facilmente o in un breve lasso di tempo. Ma sappi questo, America: saranno vinte. In questo giorno, ci riuniamo perché abbiamo scelto la speranza sulla paura, l’unità degli scopi sul conflitto e la discordia. In questo giorno, veniamo per proclamare la fine delle futili lagnanze e delle false promesse, delle recriminazioni e dei dogmi logori, che per troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.

Rimaniamo una nazione giovane, ma, nelle parole della Scrittura, il tempo è venuto di mettere da parte le cose infantili. Il tempo è venuto di riaffermare il nostro spirito durevole; di scegliere la nostra storia migliore; di riportare a nuovo quel prezioso regalo, quella nobile idea, passata di generazione in generazione: la promessa mandata del cielo che tutti sono uguali, tutti sono liberi, e tutti meritano una possibilità per conseguire pienamente la loro felicità.

Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, capiamo che la grandezza non va mai data per scontata. Bisogna guadagnarsela. Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie o di ribassi. Non è stato un sentiero per i deboli di cuore, per chi preferisce l’ozio al lavoro, o cerca solo i piaceri delle ricchezze e della celebrità. E’ stato invece il percorso di chi corre rischi, di chi agisce, di chi fabbrica: alcuni celebrato ma più spesso uomini e donne oscuri nelle loro fatiche, che ci hanno portato in cima a un percorso lungo e faticoso verso la prosperità e la libertà.

Per noi hanno messo in valigia le poche cose che possedevano e hanno traversato gli oceani alla ricerca di una nuova vita.

Per noi hanno faticato nelle fabbriche e hanno colonizzato il West; hanno tollerato il morso della frusta e arato il duroterreno.

Per noi hanno combattuto e sono morti in posti come Concord e Gettysburg, la Normandia e Khe Sahn.

Ancora e ancora questi uomini e queste donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato fino ad avere le mani in sangue, perché noi potessimo avere un futuro migliore. Vedevano l’America come più grande delle somme delle nostre ambizioni individuali, più grande di tutte le differenze di nascita o censo o partigianeria.

Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Rimaniamo il paese più prosperoso e più potente della Terra. I nostri operai non sono meno produttivi di quando la crisi è cominciata. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e servizi non meno necessari della settimana scorsa o del mese scorso o dell’anno scorso. Le nostre capacità rimangono intatte. Ma il nostro tempo di stare fermi, di proteggere interessi meschini e rimandare le decisioni sgradevoli, quel tempo di sicuro è passato. A partire da oggi, dobbiamo tirarci su, rimetterci in piedi e ricominciare il lavoro di rifare l’America.

Perché ovunque guardiamo, c’è lavoro da fare. La situazione dell’economia richiede azioni coraggiose e rapide, e noi agiremo: non solo per creare nuovi lavori ma per gettare le fondamenta della crescita. Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche, le linee digitali per nutrire il nostro commercio e legarci assieme. Ridaremo alla scienza il posto che le spetta di diritto e piegheremo le meraviglie della tecnologia per migliorare le cure sanitarie e abbassarne i costi. Metteremo le briglie al sole e ai venti e alla terra per rifornire le nostre vetture e alimentare le nostre fabbriche. E trasformeremo le nostre scuole e i college e le università per soddisfare le esigenze di una nuova era. Tutto questo possiamo farlo. E tutto questo faremo.

Ci sono alcuni che mettono in dubbio l’ampiezza delle nostre ambizioni, che suggeriscono che il nostro sistema non può tollerare troppi piani grandiosi. Hanno la memoria corta. Perché hanno dimenticato quanto questo paese ha già fatto: quanto uomini e donne libere possono ottenere quando l’immaginazione si unisce a uno scopo comune, la necessità al coraggio.

Quello che i cinici non riescono a capire è che il terreno si è mosso sotto i loro piedi, che i diverbi politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non hanno più corso. La domanda che ci poniamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funziona: se aiuta le famiglie a trovare lavori con stipendi decenti, cure che possono permettersi, unapensione dignitosa. Quando la risposta è sì, intendiamo andareavanti. Quando la risposta è no, i programmi saranno interrotti. E quelli di noi che gestiscono i dollari pubblici saranno chiamati a renderne conto: a spendere saggiamente, a riformare le cattive abitudini, e fare il loro lavoro alla luce del solo, perché solo allora potremo restaurare la fiducia vitale fra un popolo e il suo governo.

Né la domanda è se il mercato sia una forza per il bene o per il male. Il suo potere di generare ricchezza e aumentare la libertànon conosce paragoni, ma questa crisi ci ha ricordato che senza occhi vigili, il mercato può andare fuori controllo, e che unpaese non può prosperare a lungo se favorisce solo i ricchi. Il successo della nostra economia non dipende solo dalle dimensioni del nostro prodotto interno lordo, ma dall’ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di ampliare le opportunità a ogni cuore volonteroso, non per beneficenza ma perché è la via più sicura verso il bene comune.

Per quel che riguarda la nostra difesa comune, respingiamo come falsa la scelta tra la nostra sicurezza e i nostri ideali. I Padri Fondatori, di fronte a pericoli che facciamo fatica a immaginare, prepararono un Carta che garantisse il rispetto della legge e i diritti dell’uomo, una Carta ampliata con il sangue versato da generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondoe non vi rinunceremo in nome del bisogno. E a tutte le persone e i governi che oggi ci guardano, dalle capitali più grandi al piccolo villaggio in cui nacque mio padre, dico: sappiate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che cerca un futuro di pace e dignità, e che siamo pronti di nuovo a fare da guida.

Ricordate che le generazioni passate sconfissero il fascismo e il comunismo non solo con i carri armati e i missili, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Capirono che la nostra forza da sola non basta a proteggerci, né ci dà il diritto di fare come ci pare. Al contrario, seppero che il potere cresce quando se ne fa un uso prudente; che la nostra sicurezza promana dal fatto che la nostra causa giusta, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell’umiltà e della moderazione.

Noi siamo i custodi di questa eredità. Guidati ancora una volta da questi principi, possiamo affrontare quelle nuove minacce cherichiedono sforzi ancora maggiori - e ancora maggior cooperazione e comprensione fra le nazioni. Inizieremo a lasciare responsabilmente l’Iraq al suo popolo, e a forgiare una pace pagata a caro prezzo in Afghanistan. Insieme ai vecchi amici e agli ex nemici, lavoreremo senza sosta per diminuire la minaccia nucleare, e allontanare lo spettro di un pianeta surriscaldato. Non chiederemo scusa per la nostra maniera di vivere, né esiteremo a difenderla, e a coloro che cercano di ottenere i loro scopi attraverso il terrore e il massacro di persone innocenti, diciamo che il nostro spirito è più forte e non potrà essere spezzato. Non riuscirete a sopravviverci, e vi sconfiggeremo.

Perché sappiamo che il nostro multiforme retaggio è una forza, non una debolezza: siamo un Paese di cristiani, musulmani, ebrei e indù - e di non credenti; scolpiti da ogni lingua e cultura, provenienti da ogni angolo della terra. E dal momento che abbiamo provato l’amaro calice della guerra civile e della segregazione razziale, per emergerne più forti e più uniti, non possiamo che credere che odii di lunga data un giorno scompariranno; che i confini delle tribù un giorno si dissolveranno; che mentre il mondo si va facendo più piccolo, la nostra comune umanità dovrà venire alla luce; e che l’America dovrà svolgere un suo ruolo nell’accogliere una nuova era di pace.

Al mondo islamico diciamo di voler cercare una nuova via di progresso, basato sull’interesse comune e sul reciproco rispetto. A quei dirigenti nel mondo che cercano di seminare la discordia, o di scaricare sull’Occidente la colpa dei mali delle loro società, diciamo: sappiate che il vostro popolo vi giudicherà in base a ciò che siete in grado di costruire, non di distruggere. A coloro che si aggrappano al potere grazie alla corruzione, all’inganno, alla repressione del dissenso, diciamo: sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che siamo disposti a tendere la mano se sarete disposti a sciogliere il pugno.

Ai popoli dei Paesi poveri, diciamo di volerci impegnare insieme a voi per far rendere le vostre fattorie e far scorrere acqua pulita; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quei Paesi che come noi hanno la fortuna di godere di una relativa abbondanza, diciamo che non possiamo più permetterci di essere indifferenti verso la sofferenza fuori dai nostri confini; né possiamo consumare le risorse del pianeta senza pensare alle conseguenze. Perché il mondo è cambiato, e noi dobbiamo cambiare insieme al mondo.

Volgendo lo sguardo alla strada che si snoda davanti a noi, ricordiamo con umile gratitudine quei coraggiosi americani che in questo stesso momento pattugliano deserti e montagne lontane. Oggi hanno qualcosa da dirci, così come il sussurro che ci arriva lungo gli anni dagli eroi caduti che riposano ad Arlington: rendiamo loro onore non solo perché sono custodi della nostra libertà, ma perché rappresentano lo spirito di servizio, la volontà di trovare un significato in qualcosa che li trascende. Eppure in questo momento - un momento che segnerà una generazione - è precisamente questo spirito che deve animarci tutti.

Perché, qualunque cosa il governo debba e possa fare, alla fine sono la fede e la determinazione del popolo americano che sostiene questo Paese. E’ la bontà di chi accoglie uno straniero quando le dighe si spezzano, l’altruismo degli operai che preferiscono lavorare meno che vedere un amico perdere il lavoro, a guidarci nelle nostre ore più scure. E’ il coraggio del pompiere che affronta una scala piena di fumo, ma anche la prontezza di un genitore a curare un bambino, che in ultima analisi decidono il nostro destino.

Le nostre sfide saranno nuove, gli strumenti con cui le affrontiamo saranno essere nuovi, ma i valori da cui dipende il nostro successo - il lavoro duro e l’onestà, il coraggio e il fair play, la tolleranza e la curiosità, la lealtà e il patriottismo - queste cose sono antiche. Queste cose sono vere. Sono state la quieta forza del progresso in tutta la nostra storia. Quello che serve è un ritorno a queste verità. Quello che ci è richiesto adesso è una nuova era di responsabilità - un riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo doveri verso noi stessi, verso la nazione e il mondo, doveri che non accettiamo a malincuore ma piuttosto afferriamo con gioia, saldi nella nozione che non c’è nulla di più soddisfacente per lo spirito, di più caratteristico della nostra anima, che dare tutto a un compito difficile.

Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.

Questa è la fonte della nostra fiducia: l’idea che Dio ci chiama a forgiarci un destino incerto. Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo: il motivo per cui uomini, donne e bambini di ogni razza e ogni fede possono unirsi in celebrazione attraverso questo splendido viale, e per cui un uomo il cui padre sessant’anni fa non era servito al ristorante oggi può starvi davanti a pronunciare un giuramento sacro.

E allora segnamo questo giorno col ricordo di chi siamo e quanta strada abbiamo fatto. Nell’anno della nascita dell’America, nel più freddo dei mesi, un drappello di patrioti si affollava vicino a fuochi morenti sulle rive di un fiume gelato. La capitale era abbandonata. Il nemico avanzava, la neve era sporca di sangue. E nel momento in cui la nostra rivoluzione più era in dubbio, il padre della nostra nazione ordinò che queste parole fossero lette al popolo: “Che si dica al mondo futuro… Che nel profondo dell’inverno, quando nulla tranne la speranza e il coraggio potevano sopravvivere… Che la città e il paese, allarmati di fronte a un comune pericolo, vennero avanti a incontrarlo”.

America. Di fronte ai nostri comuni pericoli, in questo inverno delle nostre fatiche, ricordiamoci queste parole senza tempo. Con speranza e coraggio, affrontiamo una volta ancora le correnti gelide, e sopportiamo le tempeste che verranno. Che i figli dei nostri figli possano dire che quando fummo messi alla prova non ci tirammo indietro né inciampammo; e con gli occhi fissi sull’orizzonte e la grazia di Dio con noi, portammo avanti quel grande dono della libertà, e lo consegnammo intatto alle generazioni future.
"



martedì 20 gennaio 2009

Il giorno di Obama


Oggi alle 18 italiane Barack Obama giurerà sulla Bibbia di Abramo Lincoln.
A Washington, di fronte al presidente della corte statunitense, e ad alcuni milioni di spettatori, Obama reciterà il giuramento per insediarsi ufficialmente alla Casa Bianca quale presidente degli Stati Uniti d'America.
E' oggi il giorno che Martin Luther King aveva sognato di vedere. Il primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti decreterà la fine del razzismo. Da questo momento in poi non ci sono più differenze fra uomini bianchi e neri, l'uomo più potente della terra non appartiene più ad una ristretta elite di uomini bianchi. Suo padre veniva dall'africa nera, dal Kenia, un paese povero. Obama ha dovuto lottare con le sue forze per emergere e per far sentire la sua voce.
Eppure oggi la democrazia segna un punto importante. La caparbietà di un nero venuto dai bassifondi è riuscita a imporsi. Il suo valore gli ha permesso di affermare la democraticità del suo paese.
Onore agli Stati Uniti d'America, il paese dove chiunque può diventare qualcuno semplicemente facendo affidamento sulle proprie capacità.



lunedì 19 gennaio 2009

Australia, il film


Ho visto ieri il film Australia. Narra le gesta di un'aristocratica inglese che eredita un ranch in Australia e lotta per mantenerne il possesso quando il magnate della carne australiano cerca a tutti i costi di ottenere la sua proprietà.
Dovrebbe essere un kolossal alla Via col Vento, ma del kolossal ha solo la durata.
Per ben tre volte durante il film ho assistito a quello che sarebbe potuto essere un finale del film. Per ben tre volte il regista ha scelto di continuare il polpettone.
Bella la fotografia, non eccellenti la trama, la regia e le interpretazioni degli attori.
Forse facendo dei tagli qua e la e accorciando il film a un'ora e mezza (o al massimo due) si sarebbe potuto assistere a un film interessante.
Cosi il messaggio di condanna ai primi coloni australiani per il modo in cui hanno trattato gli aborigeni si perde nella lentezza del film.

Madonna nuda all'asta


La fotografia della cantante Madonna, ovvero Louise Veronica Ciccone, ritratta nuda da Lee Friendlander verrà messa all'asta da Christie's.
Il prezzo di partenza della giovane Madonna è di almeno 10 mila dollari.
La cantante aveva all'epoca della foto 20 anni e non aveva ancora intrapreso la carriera che l'ha fatta diventare una delle rock star più famose. Nel 1979 Madonna era una ballerina alla ricerca di qualche soldo e rispose ad un annuncio di un'agenzia che cercava ragazze disposte a farsi fotografare nude. A Madonna vennero fatti diversi scatti, uno di questi venne successivamente venduto a playboy che lo pubblicò sulla copertina nel 1985. Quello stesso scatto verrà battutto all'asta nei prossimi giorni.

venerdì 16 gennaio 2009

Critiche a Santoro per annozero



Nuove critiche si riversano contro Michele Santoro per il suo modo di condurre la trasmissione Annozero.
Lucia Annunziata, solitamente appoggia le idee di Santoro, ma questa volta ha dovuto mantenere le distanze dall'estroso conduttore: "Qui si presentano al 99 per cento soltanto le ragioni palestinesi".
Santoro ha subito ribattuto in diretta: "Fai la giornalista, non venire qui a criticare come si fa la trasmissione... O cerchi crediti da qualcuno?".
Poi l'ha salutata "Arrivederci, non perdiamo tempo". A quel punto l'ex presidente della rai Lucia Annunziata si è alzata, ha tolto il microfono e se ne è andata dalla trasmissione.
Dopo le sparate di Santoro sono continuate questa volta rivolte al leader del PD Veltroni: "Perché non va a Gaza invece che in Africa se vuole rendersi utile?".
La trasmissione impostata a senso unico non è stata gradita da molti.
Fini e il presidente della rai Claudio Petruccioli accusano cosi Santoro: "Ad annozero ieri si è superato il livello di decenza!".
Anche Veltroni, chiamato in causa direttamente ha replicato a Santoro: "Vorrei dire a Santoro che già dalla settimana scorsa Piero Fassino e io abbiamo manifestato agli ambasciatori di Israele e della Palestina la volontà di andare a Tel Aviv e a Gaza per avere incontri al massimo livello. Non mi è piaciuto il riferimento quasi sarcastico nei confronti dell'Africa dove ogni giorno muore, nella totale indifferenza del mondo occidentale, un numero di bambini anche superiore a quello dei conflitti di questi giorni".
Pure La Russa ha detto la sua: "se anche lei (la Annunziata) si alza e se ne va in una trasmissione televisiva, qualche problema di imparzialità in queste trasmissioni deve esistere".
Cicchitto del PdL si chiede perchè non intervenga la rai: "Quanto avvenuto è gravissimo perchè ai telespettatori è stata data una informazione prodotta al di fuori dei più elementari principi deontologici del giornalismo. Sorprende constatare che al momento non ci sia ancora stato un atto di censura da parte dei vertici Rai".
Insomma questa volta probabilmente Santoro ha veramente superato dei limiti tollerabili se tutti, giornalisti e politici, di destra e di sinistra, condannano la sua trasmissione.
Possibile che non si renda conto della faziosità dimostrata in questa occasione?
Avere trasmissioni più orientate a destra o a sinistra va bene, ma ostentare un'unica ragione, bloccare sul nascere qualsiasi critica, attaccare tutti non è ragionevole. Questa volta annozero è da bocciare. Peccato, perchè altre volte è stata una voce importante per far valore alcune ragioni della sinistra che non erano ben rappresentate in altre trasmissioni.

Aereo precipita alle porte di New York

Il volo 1549 della US Airways ha effettuato un atterraggio di emergenza sul fiume Hudson che costeggia Manhattan.
Subito dopo il decollo, diretto alla volta di Charlotte in North Carolina, ha incrociato uno stormo di uccelli che ha danneggiato entrambi i motori.
L'aereo ha virato, come per tornare verso l'aeroporto e ha dolcemente ammarato sulle acque ghiacciate dell'Hudson.
Subito traghetti e natanti della zona hanno portato soccorso agli occupanti dell'aereo.
Non risultano morti o feriti se non lievi.
Il bird strike, così è chiamata la collisione in volo con uno stormo di uccelli, solitamente non causa danni agli aerei. Solo nel caso in cui questi vengano risucchiati dalle turbine possono esserci danneggiamenti al motore e conseguenti atterraggi di emergenza come è accaduto in questo caso dove entrambi i motori hanno smesso di funzionare a causa dell'urto.



giovedì 15 gennaio 2009

Accadde oggi 15 gennaio

Vediamo gli eventi più importanti verificatisi il 15 gennaio negli anni passati:
  • 1759 - Apre al pubblico il British Museum di Londra
  • 1892 - Vengono pubblicate le regole della pallacanestro
  • 1934 - Terremoto in India e Nepal causa oltre 10 mila morti
  • 1936 - Viene terminato il primo edificio interamente rivestito in vetro
  • 1944 - Terremoto in Argentina causa 5 mila morti
  • 1945 - Nasce l'ANSA
  • 1968 - Si verifica il terremoto del Belice
  • 1970 - Gheddafi diventa leader della Libia
  • 1971 - Viene inaugurata la diga di Assuan
  • 1974 - Nasce il programma televisivo Happy Days
  • 1975 - L'Angola diventa indipendente
  • 1990 - Si verifica un black out dovuto a un errore di programmazione che causa l'interruzione delle comunicazioni telefoniche per sessanta milioni di persone
  • 1992 - L'Unione Europea riconosce la Slovenia e la Croazia
  • 1993 - Viene catturato il boss Salvatore Riina
  • 2001 - Nasce wikipedia
I nati di oggi 15 gennaio:
  • 1858 - Giovanni Segantini, pittore
  • 1863 - Wilhelm Marx, politico
  • 1902 - Saud, sovrano dell'Arabia Saudita
  • 1906 - Aristotele Onassis, armatore
  • 1918 - Gamal Abd el-Nasser, politico
  • 1922 - Paul Marcinkus, arcivescovo
  • 1929 - Martin Luther King, politico e attivista dei diritti dei neri
  • 1930 - Italo Zingarelli, regista e attore
  • 1935 - Luigi Radice, giocatore e allenatore di calcio
  • 1948 - Claudio Scajola, politico
  • 1950 - Carlo Giovanardi, politico
  • 1955 - Enrico Mentana, giornalista
  • 1962 - Margherita Buy, attrice
  • 1965 - Maurizio Fondriest, ciclista
  • 1972 - Kobe Tai, attrice di film porno
  • 1975 - Marie Pierce, tennista
  • 1977 - Giorgia Meloni, politica
Feste e ricorrenze:
  • Martin Luther King day negli Stati Uniti d'America



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mercoledì 14 gennaio 2009

La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno!


Una campagna pubblicitaria che dovrebbe comparire nei prossimi giorni sugli autobus della città di Genova sta sollevando molte critiche e fa molto parlare di se su riviste, giornali e televisioni.
L'ha organizzata la UAAR, Unione Atei Agnostici e Razionalisti. Dovrebbe partire il 4 febbraio su solo due autobus. Eppure, nonostante l'investimento ridotto se ne parla in tutta Italia.
La scelta di Genova è simbolica e pratica. Innanzitutto si è scelto Genova per ragioni economiche. Il tentativo di fare la campagna pubblicitaria a Roma e Milano è naufragato perchè erano necessari 40 mila euro. Genova è risultata più economica e con 7 8 mila euro è stato possibile organizzare la campagna.
Inoltre Genova è una città simbolo. Nei giorni scorsi il cardinal Bagnasco (di Genova appunto) aveva polemizzato contro la scelta di effettuare il gay pride nella città di Genova il 13 giugno, data del Corpus Domini.
L'idea non è nuova. E' nata dalla British Humanist Association che aveva scelto questo messaggio per le strade londinesi: "There's probably no god. Now stop worrying and enjoy your life" (Probabilmente dio non esiste. Smettila di preoccuparti e goditi la vita).
Il successo in Inghilterra è stato clamoroso e la campagna iniziale si è estesa su tutta la città e nella rete metropolitana.
La Spagna a ruota ha ripreso il messaggio e lo ha pubblicizzato a Barcellona. A breve verrà poi esteso ad altre città iberiche.
Negli stati uniti un'iniziativa analoga è stata presa a Washington. In questo caso il messaggio proposto è stato "Why believe in a god? Just be good for goodness' sake" (Perché credere in dio? Sii buono per amore della bontà).
Meno prosaico il messaggio riportato dall'associazione atea australiana che ricorda come gli atei dormono la domenica mattina.
In Italia comunque le cose sono più complesse, l'ingerenza della Chiesa Cattolica è maggiormente sentita che altrove e sembra che ci siano degli ostacoli posti dall'agenzia che gestisce la pubblicità sugli autobus di Genova per far effettivamente emergere il messaggio degli atei.
Sarà possibile vedere nel nostro paese un messaggio così apertamente ateo sugli autobus di una grande città?
Aspettiamo il 4 febbraio per saperlo!

Arrestato Setola

Pochi minuti fa è arrivata la notizia dell'arresto del capo camorra Setola.
Setola è ritenuto il mandante della strage di Castelvolturno.
Il 12 gennaio era riuscito a scappare all'arresto scappando in maniera rocambolesca attraverso le fogne cui si accedeva dal suo nascondiglio.

Un altro motociclista in coma alla Dakar


La Parigi Dakar non esiste più. Troppi i rischi ad attraversare il deserto del sahara. Non solo le insidie delle dune e delle pietre del deserto, ma anche i possibili attacchi da parte di attentatori hanno convinto gli organizzatori a spostare la più famosa corsa del mondo di rally nel continente sudamericano.
Si parte da Buenos Aires, si arriva in Cile dove si gira all'altezza di Valparaiso e si torna in Argentina.
Il percorso è nuovo, i paesaggi diversi, la conta di morti e feriti sembra invece sempre la stessa.
Il 7 gennaio era stato trovato morto un motociclista francese Pascal Terry dopo quasi quattro giorni che lo si cercava. Era stato ucciso da un attacco cardiaco.
Due piloti di auto sono rimasti feriti in un incidente nella prima tappa della Dakar.
Due occupanti di una vettura sono stati uccisi da un camion della logistica che li ha investiti nella notte fra il 9 e il 10 gennaio.
Oggi la lista si allunga ulteriormente. Cristobal Guerrero, moticiclista spagnolo è in coma a seguito di una caduta nel deserto di Atacama nel nord del Cile. La prognosi è riservata, ma le sue condizioni sono molto gravi a causa di un edema cerebrale.

martedì 13 gennaio 2009

Shabana uccisa perchè danzava

Uccisa perchè era danzatrice.
Le danzatrici del Pakistan sono famose. Le loro danze hanno allietato feste, ricevimenti, matrimoni per secoli. Ammirate e osannate in gran parte del medio oriente grazie alle loro movenze sensuali.
Oggi il potere sta andando sempre più impunemente nelle mani dei talebani. Estremisti musulmani che hanno vietato ogni forma di divertimento. Danza, musica, cinema tutto bandito. Le donne non possono più frequentare le scuole, non possono passeggiare senza velo a coprire i tratti del volto. E la loro intolleranza verso chi trasgredisce queste ferree regole è sempre più feroce.
Shabana era una danzatrice. Viveva grazie alla sua danza. Faceva sorridere i bambini, rallegrava donne, uomini ed anziani con i suoi movimenti.
Oggi Shabana non c'è più. E' stata uccisa da quei talebani che non tollerano la danza.
Uccisa e ricoperta dei cd con le canzoni delle sue danze, coi video delle sue movenze, banconote, dvd, pallottole. Mostrata alla gente del posto affinchè sappia cosa succede a chi trasgredisce le norme islamiche.
Addio Shabana, le tue danze resteranno nel cuore di molti.

venerdì 9 gennaio 2009

Solo una vittima italiana sull'Aconcagua

E' morta solo un'italiana alla base della sommità dell'Aconcagua. Si tratta di Elena Senin.
La notizia è arrivata nella serata di ieri annunciata dal console italiano in Argentina Pietro Tombaccini.
L'altra vittima è la guida alpina argentina Federico Campanini che accompagnava la spedizione.
Sono state confermate le condizioni critiche degli italiani già raggiunti dalle squadre di soccorso. Ipotermia, disidratazione e congelamento delle estremità.
La discesa verso quote più basse tramite l'utilizzo di barelle sta comunque avendo successo.

giovedì 8 gennaio 2009

Due italiani morti sull'Aconcagua

Le più alte cime dei 7 continenti
Africa - Kilimangiaro (5895 metri)
Antartide - Massiccio Vinson (4892 metri)
Asia - Everest (8844 metri)
Oceania - Puncak Jaya (4884 metri)
Europa - Monte Bianco (4802 metri)
Europa - Monte Bianco (4802 metri)
Nord America - McKinley (6194 metri)
Sud America - Aconcagua (6962 metri)

L'Aconcagua è la più alta montagna delle Ande.
In questi giorni è teatro di alcune tristi notizie di cronaca.
Un gruppo di quattro italiani più una guida locale che avevano cercato di salire sulla vetta ha infatti avuto alcuni problemi a causa delle avverse condizioni metereologiche.
Due degli italiani sono morti. Gli altri due sono stati avvistati da un elicottero impegnato nelle operazioni di soccorso.
Hanno passato la notte a meno venti gradi esposti ai violenti venti che imperversano nella zona senza tende ne sacchi a pelo e le loro condizioni sono critiche a causa dell'ipotermia e della disidratazione.
Colpiti da una tempesta di neve quando erano ormai in prossimità della vetta hanno cercato di ritornare a valle per una strada più diretta ma meno battuta. Hanno probabilmente smarrito la strada e si trovano ora in prossimità del ghiacciaio dei polacchi su una via particolarmente complessa.
Le operazioni di soccorso non possono essere effettuate con gli elicotteri e si attende quindi che i soccorritori si facciano strada via terra fino ai dispersi.
Non si conosce l'identità dei deceduti. Del gruppo facevano parte 5 italiani, 2 uomini e 3 donne: Antonella Targa sarebbe riuscita a rientrare al campo base e sarebbe ora in salvo. Gli altri 4 sono Matteo Refrigerato, Mirko Affasio, Marina Attanasio e Elena Senin.

Sono rientrato dal Cile

Ciao a tutti i lettori del blog.
In questi giorni vi ho un po' trascurato perchè sono stato in Cile.
Le comunicazioni e l'aggiornamento del blog dall'altra parte del mondo non erano facili da effettuare e quindi il blog è rimasto non aggiornato per qualche tempo.
Cercherò di riprendere l'aggiornamento quanto prima.
Ciao a tutti e tanti auguri di buon anno!

giovedì 1 gennaio 2009

Buon anno

Ciao a tutti e buon anno!
In questi giorni il blog non è stato molto aggiornato perchè mi trovo in Cile!
Auguri a tutti i migliori auguri per un felice 2009.
Ciao

Davide